domenica 19 febbraio 2012

La danza della realtà.

"In quel clima torrido la sessualità era precoce. A fianco del nostro negozio si ergeva la caserma dei vigili del fuoco. Nel grande cortile, spenzolanti da un alto muro come le corde di un'arpa gigantesca, si allungavano le funi che servivano a reggere le maniche, lavate e distese ad asciugare dopo gli incendi. I figli del custode più i loro amici, una banda di otto ragazzini, mi avevano invitato ad arrampicarmi insieme a loro lungo venti metri di corda. Una volta in cima, al riparo degli sguardi degli adulti, seduti in circolo iniziarono a masturbarsi, sebbene l'emissione dello sperma fosse ancora una cosa leggendaria per loro. Con la mia ansia di comunicare, li avevo imitati. I loro falli infantili, con il prepuzio sigillato, si erigevano come ogive brune. Il mio pallido, mostrava apertamente l'ampia testa. Tutti notarono la differenza e si misero a ridere a crepapelle. "Ha un fungo!" Umiliato, rosso di vergogna, mi lasciai scivolare lungo la fune scorticandomi il palmo delle mani. La notizia si diffuse in tutta la scuola. Io ero un bambino anormale, avevo una “pichula” diversa. "Gliene manca un pezzo, non ha la punta!" La consapevolezza della mutilazione mi fece sentire ancora più distaccato dagli altri esseri umani Non appartenevo a quel mondo. Non avevo nessun posto dove stare. Meritavo soltanto di essere divorato dal silenzio." [La danza della realtà, Alejandro Jodorowsky]

Lettura in associazione a: -i- senza nome

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