mercoledì 19 settembre 2012

La madre dei sogni

Funamboli che indugiano sui fili dei tram
inghiottiti dalla nebbia poco prima dell'aurora,
restituiti dalla notte pazza e muliebre
puntellata di stelle e da facili incontri.
Speranze stipate in fondi di bottiglia,
incroci di sguardi senza attenzione.
Il danzatore folle che si muove nell'oscurità,
che vomita parole ubriache ai passanti senza nome.
Ignorato, vacilla nel buio, tentenna malfermo
tra le sue convinzioni alcoliche
avvinazzate dal buon senso.
Gira l'angolo, e sparisce al sorgere del sole.

- Amedeo 'Vincent' Di Luna -

Mr.Black


Mr.Black è un tipo serio
un uomo di mezza età.
Vive al primo piano 
di una casa in periferia
tra le luci bianche dei lampioni 
e un'umanità buia e strisciante.
E' un tipo allampanato,
porta occhiali tondi e scuri
ha un viso aguzzo, la pelle grigia
e indossa sempre lo stesso impermeabile.

Mr.Black si nasconde tra la folla
non crede nell'aldilà,
mangia cibi surgelati
e beve Jack Daniels, gin tonic e rum.
Sorride poco e parla ancora meno
vive con un gatto nero che non si vede mai
non ha la televisione
e quando si sente solo
si ferma alla finestra
a guardare il mondo che scorre sotto di lui
e a pensare a una donna che non lo ha amato mai.

- Amedeo 'Vincent' Di Luna -

giovedì 21 giugno 2012

La Chimera


Non so se tra roccie il tuo pallido
Viso m'apparve, o sorriso
Di lontananze ignote
Fosti, la china eburnea
Fronte fulgente o giovine
Suora de la Gioconda:
O delle primavere
Spente, per i tuoi mitici pallori
O Regina O Regina adolescente:
Ma per il tuo ignoto poema
Di voluttà e di dolore
Musica fanciulla esangue,
Segnato di linea di sangue
Nel cerchio delle labbra sinuose
Regina de la melodia:
Ma per il vergine capo
Reclino, io poeta notturno
Vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo,
Io per il tuo dolce mistero
Io per il tuo divenir taciturno.
Non so se la fiamma pallida
Fu dei capelli il vivente
Segno del suo pallore,
Non so se fu un dolce vapore,
Dolce sul mio dolore,
Sorriso di un volto notturno:
Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti
E l'immobilità dei firmamenti
E i gonfii rivi che vanno piangenti
E l'ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti
E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti
E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.

Dino Campana

21 settembre


Io vidi dalle solitudini mistiche staccarsi una tortora e volare distesa verso le valli immensamente aperte. Il paesaggio cristiano segnato di croci inclinate dal vento ne fu vivificato misteriosamente. Volava senza fine sull'ali distese, leggera come una barca sul mare. Addio colomba, addio! Le altissime colonne di roccia della Verna si levavano a picco grigie nel crepuscolo, tutt'intorno rinchiuse dalla foresta cupa. Incantevolmente cristiana fu l'ospitalità dei contadini là presso. Sudato mi offersero acqua. "In un'ora arriverete alla Verna, se Dio vole". Una ragazzina mi guardava cogli occhi neri un po' tristi, attonita sotto l'ampio cappello di paglia. In tutti un raccoglimento inconscio, una serenità conventuale addolciva a tutti i tratti del volto. Ricorderò per molto tempo ancora la ragazzina e i suoi occhi conscii e tranquilli sotto il cappellone monacale.
Sulle stoppie interminabili sempre più alte si alzavano le torre naturali di roccia che reggevano la casetta conventuale rilucente di dardi di luce nei vetri occidui.
Si levava la fortezza dello spirito, le enormi rocce gettate in cataste da una legge violenta verso il cielo, pacificate dalla natura prima che le aveva coperte di verdi selve, purificate poi da uno spirito d'amore infinito: la meta che aveva pacificato gli urti dell'ideale che avevano fatto strazio, a cui erano sacre pure supreme commozioni della mia vita.

Dino Campana

venerdì 8 giugno 2012

La sintassi della paranoia

"A questo punto, si potrebbe pensare che una proposizione formata di tre parole, quali "Io lo amo", possa essere contraddetta in tre modi diversi. Le idee deliranti di gelosia contraddicono il soggetto, quelle di persecuzione contraddicono il verbo e l'erotomania contraddice l'oggetto. Ma in realtà è possibile un quarto genere di contraddizione, quello cioè che respinge tutto il complesso della proposizione: "Io non amo affatto, non amo nessuno". Siccome però, la libido deve pur rivolgersi a qualche cosa, questa affermazione sembra essere l'equivalente psicologico della preposizione: "Amo solo me stesso". Questo genere di contraddizione darebbe luogo alla megalomania, considerabile come un'ipervalutazione sessuale dell'Io che può in tal modo estromettere quell'ipervalutazione dell'oggetto d'amore che già ci è nota. [...] Coloro che non si sono completamente svincolati dallo stadio del narcisismo, vale a dire hanno su questo punta una fissazione, che può diventare una predisposizione per una successiva malattia, sono esposti al pericolo che un empito di libido particolarmente intenso, non riuscendo a trovare altro sfogo, conduca alla sessualizzazione delle pulsioni sociali, con la conseguente perdita della sublimazione, realizzata nel corso dell'evoluzione. Le nostre analisi ci rivelano che i paranoidi lottano per difendersi da tale sessualizzazione delle loro cariche psichiche istintuali sociali, per cui siamo indotti a supporre che il punto di minore resistenza del loro sviluppo debba trovarsi negli stadi dell'autoerotismo, del narcisismo e dell'omosessualità, stadi nei quali si dovrà trovare anche la predisposizione alla malattia, predisposizione che, forse, potrebbe essere definita con maggiore esattezza. Analoga disposizione dovrebbe essere riconsociuta anche nei pazienti affetti da dementia precox  o schizofrenia." [Il caso di Schreber. Osserazioni psicoanalitiche sul resoconto autobiografico di un caso di paranoia, Freud, 1911]


martedì 5 giugno 2012

Pensieri sparsi V


Pensieri sparsi,
un nastro adesivo
matite colorate…

Oggi, un violinista in metrò!

Il tempo è cosa strana:
le stagioni si dileguano
e le giornate s’allungano.

È il nulla, l’infinito,
un libro di saperi;
l’empia solitudine,
una farfalla nella notte.

Son occhi nel deserto
quelli che lo sguardo
spingono sino al miraggio;

un’angoscia divina,
un nastro d’argento,
la dama accusata
per un vessillo regale
sul seno.

Ma dite al pettirosso
quello con la cravatta
color vermiglio,
quello con l’emblema boReale
che gli incornicia il collo,
-di non temere-,
poiché la speranza
è una livrea  del tempo.

Francis

mercoledì 30 maggio 2012

Stilla di libertà


La pelle 
assapora una stilla di libertà.

Il Sottile bisbiglio
della negromante,
è un focolare che divampa;

è polvere di cristallo,
fuochi vermigli;
è zolfo d’orato,
un fiume di coltelli.

Ma di Massa purpurea,
trabocca la ferita,
è un popolo di demoni
una stirpe, onestamente tagliata,
su quella sozza libertà.

Francis