La
morte come enigma. Enigma del tempo. Enigma temporale: l’altra vita. Occorre dire anche, “La vita altrove”.
Qualcosa che non è di questo mondo. Altrimenti, ciò ch’è mondo e ciò ch’è
immondo: questione d’immagine.
Tale
questione s’apre intorno a una rilettura della nevrosi ossessiva. Intendo, ed è
chiaro ai più, che le letture sono inedite, particolari e non competenti. Si
tratta quindi di letture di discorsi, giammai di discorsi su letture, il cui
lume consacrò l’epoca illuminista.
Il terzo millennio, non ha più conteggio sulle ore, sul tempo. Questa, è l’epoca del fare, dove non
c’è più, perché non c’è mai stata, l’idea di fine del tempo. L’idea circolare, quella immaginata, quella fatta. L’immagine
fatta che, rintracciata nell’espressione “detto fatto!”, risulta finita.
Il presunto immaginabile è negazione dell’immagine, perché diviene possibile. Ma l'immagine è impossibile, è impensabile è inimmaginabile, è in-mentale perché intellettuale. Se tale non fosse, la presunzione mentale si mostra nel sociale, e si rileva, con Babele, in tutto, dove tutti sono parte
sistemica della costruzione. Ordinali e cardinali. Persi, insomma, fra i cardini di produzioni industriali. L’ironia: questione di meccanica. Meccanica sociale,
la cui funzionalità, fa circolare il sangue nel corpo, segnando le ore di
trasmissione dati.
Dall’orologio
analogico all’orologio digitale, il conto è sempre sulle gocce di sangue
versato, ma, attenzione, il taglio è sempre temporale. La schisi, lo sgarro,
l’errore, scardina il macchinismo di morte, il luogo delle competenze innate, perché è la chiave per i cancelli del paradiso. Cose dell’altro mondo!
Jacques
Derrida rintraccia un etimo particolare alla parola fantasma. Per lui esso è
copia, copia del mondo. Copia di Dio. Copia mentalizzata, perché supposta, della conoscenza. Copia dell'Altro. Ma Giancarlo Calciolari vi denota, nei sui testi, una declinazione particolare, il fantasma è copia del vivente, copia impossibile della sembianza,
della dimensione dell’immagine e del sembiante dell’oggetto. Il fantasma, è l'impossibile rappresentazione del pensiero.
Impossibile applicare il fantasma. impossibile psichiatrizzarlo, quindi localizzarlo. Il fantasma come discorso, il fantasma di padronanza di ciò di cui si discorre qui e là, nel discorso ossessivo, segna il colpo col terrore. Il terrore agibile, quello preso frai i cardini e soggettivato delle case farmaceutiche, si mentalizza, fino alla vergogna, per paura per la diversità artistica.
Il fantasma di produzione, dove la agenzie della conoscenza criticano, l'umano troppo umano, necessita, quindi, di decifrazione dei moti dell'anima, per instaurare la genetica dell'uguaglianza e della comunanza. L'idea di bene applicabile a tutti.
Che il fantasma agisce, presumendo la sua capacità di distruzione del logos, è solo una
prerogativa del discorso occidentale che, s'apre, ai tagli di parola. Giammai si
tratta di parola tagliata, grigliata e affettata, piuttosto la parola è taglio
dove, il lapsus risulta come tentativo impossibile di economizzare la parola stessa.
La parola letta nel lapsus, non è più discorso come nevrosi soggettiva. Non è più discorso sul soggetto, alla
morte, poiché non c’è più soggetto ossessivo, o nevrosi ossessiva, intesa come
corpo: il corpo discorsivo. Ecco la novità! Niente è addomesticabile, perché
niente è nulla, è stato della parola, non dell’ente, del soggetto, o dell’ente
del soggetto, poiché ni-ente è nessun ente soggettivo. Nessun ente
ontologico. Nessun ente originale, perché le cose procedono dal due, non dal uno. Da duali a triali, nella logica
della nominazione.
Giambattista
Vico notava che il diritto non è la giustizia. Il diritto non è giudiziario.
Non è messo al giudizio di qualcuno, di qualunque uno. Piuttosto il diritto e
la poesia sono la base del pragma dove, ciascuno è puntuale nella sua impresa.
L’impresa è scommessa
di vita. Scommessa, per l'ossessivo, di dissipare il fantasma circolare,
quello che lo blocca facendolo girare in tondo, fino al mal di testa, per il
terrore, alle porte del paradiso.
Cose
dell’altro mondo!
Francis