Per l’ebreo
scrivere, è scrivere nell’istante in cui Dio si ritira dalla parola, è atto di
rivoluzione come tentativo suicida di rappresentare la parola. Il Nome.
In ebraico le lettere sono numeri per
esempio aleph è l’uno che, nel
momento in cui si vede, si vede yod,
il quale si sposta di posizione, un po’ qui e un po’ là, e infine il vav che è l’uno ma anche il tre. Yod corrisponde al dieci, Yod è ancora
dieci e Vav è il sei, la composizione è che Aleph è 1- è 3, è il 26. Il
ventisei è il Nome di Dio, il tetragramma, il Nome. Dunque Dio non ha nome pertanto non ha dogma.
La Bibbia
ebraica s’apre con un bet il due, la b come Breshit, il cominciamento
anteriore, e “finisce” con un lamed
il trenta, considerata la più grande delle lettere. Dunque componendo 3 e 2,
32, lamed bet, si traccia il
cominciamento del cuore, il battito del cuor, il viaggio del cuore.
Un ultima
nota intorno al testo ebraico è di Sefer Jetzira, che scrive: “Dio creò, con
che, con che cosa?- con il, sfà, saffer,
seppur” esse sono la stessa parola Sfà significa cifra, numero, Seffer è il
libro come spazio, Seppur è il racconto, il vocabolo. Dio creò il mondo con
questa parola, il viaggio nella parola, dove ciascuno ha la sua propria
lettera, ciascuno è una lettera particolare.
Ma la nostra
ricerca ci porta “all’origine” della questione ebraica che, risalente a Mosè,
questa religione si distingue, attraversando la lettura di Freud, da quella
Egizia.
La prima,
quella ebraica, afferma un Dio unico e onnipotente il cui nome è
impronunciabile e impossibile da mostrare. Una fede in tale assolutezza, erige
un Monteismo e naufraga sull’immortalità: di una vita oltre la morte.
Per contro
la religione egizia erige un Politeismo, le cui note si rintracciano ancora
oggi nelle diverse rappresentazioni greche di statue e templi,
Dèi-Uomini/Dèi-Animali; il Dio Sole o gli Dei delle costellazioni, ma affonda
sulle funzioni di tali Totem cui le differenze risultano minime.
Nella
lettura del Mosè di Freud s’annota,
da una parte un Mosè che condanna, censura la magia e la stregoneria, e
dall’altra un Mosé che eccede, abbondando di arti occulte e incantesimi.
Tali
incantesimi danno così forma e dominio a Osiride, dio dei morti, incontrastato
signore degli egizi, testimone della circoncisione che, come fossile guida, per
dirlo con Freud, è segno di una consacrazione divina.
Questa
consacrazione divina, cui i sacerdoti Madian fanno riferimento, inscriveva limitazioni
nell’uso del nome di Dio, nel rito giudaico, affermando un nuovo tabù.
Al posto di
Yahweh, il dio vulcano, si doveva dire Adonay. L’assonanza tra il nome egizio Atòn, (nome arcaico per il
dio del sole) e la parola ebraica per Adonay (mio signore), e il nome siriaco
Adon, apre le porte a una comunanza tra lingua e significato entro cui l’ipotesi
ebraica menziona Adonay come
l’unico Dio del popolo d’Israele.
Il privilegio
di tale atto-segno e tabù, trova orgoglio e nobiltà che, Mosè, pronunciò come
Popolo Santo. Questa espressione
si ritraccia nel testo biblico, il quale non manca di contraddizioni causate da
una modificazione, nota come Codice
sacerdotale, entro cui l’opera subì una vera rielaborazione da parte di
Esdra e Neemia.
Ciò che
s’agita è la deformazione che, nel suo doppio senso, è testimone circospetta
della forma e del luogo, in cui si nascondono elementi ripudiati, rifiutati,
mimitizzati dal contesto.
La lettura
intorno al fossile guida, riguarda
l’innovazione dell’uomo sulla natura. L’operazione è cambiamento della natura, del corpo che non è
perfetto, la quale avviene l’ottavo giorno, a una settimana dalla nascita del
figlio, il cui insegnamento è quello di vivere sempre a livello dell’otto, dell’infinito,
dove la torah è solamente personale.
Francis
P.S in riferimento alla "[La danza della realtà, Alejandro Jodorowsky]"
P.S in riferimento alla "[La danza della realtà, Alejandro Jodorowsky]"
Nessun commento:
Posta un commento