martedì 24 aprile 2012

L'Uno, i racconti e la fantasia

Amanti alla finestra.
Da Disidentità, Giampaolo Lai

Giulia: "Sono tutta confusa. Perché allora. Invece di chiederle un aiuto per farmi fuori, basta che continui così e mi faccio fuori da sola."
Conversante: "Mi racconti una favola."
Giulia: "Come?"
Conversante: "Mi racconti una favola."
Giulia (ride): "Una favola?"
Conversante: "si, una favola."
Giulia: "Non ne sono capace."
Conversante: "Non è capace di raccontare una favola."
Giulia: "C'era una volta una. Non ho voglia di raccontare una favola."
Conversante: "Va bene, non vuole raccontarmela."
Giulia: "Ma no, non ho fantasia. Si, non voglio raccontargliela. Come si cominciano le favole?"
Conversante: "l'ha già fatto, c'era una volta..."
Giulia: "C'era una volta. Adesso ho visto una cosa bellissima, una , forse, non è una compagna, è una collina, come quelle colline toscane, no, non so, sì, dove ci sono, colline morbide, non troppo alte, piene di verde, con prati gialli, mi viene in mente solo quello."
Conversante:"Si"
Giulia: "Ecco, un immenso panorama tutto fatto di fiori gialli, di verde. Adesso è spuntata una casa, con dei, una casa un po' grande, un po' castello, con dei merli, delle, specie di torri, con le cose a punta e con bandierine che sventolano, c'è un po' di vento e questo castellotto è solo in mezzo alla campagna, no, alla collina. Alla collina. Adesso ci vedo una persona, è così giovane,, siamo nel medioevo perché lei è vestita con una, anche lei con un cappello a punta, un vestito bianco, è sottile però non vedo la faccia. Dentro a questo castello c'è un grande cortile, ci sono dei cavalli. Quello che mi colpisce di più nella, in questa immagine, è l'aria, il profumo dell'aria pulita, aria frizzante, come se a respirarla una persona rivivesse. E poi all'interno del castello, con queste stanze tutte molto, senza tanti fronzoli, un po' come se stesse, mi viene in mente, come stanze di monache, però c'è una stanza tutta diversa, molto più calda, piena di cose femminili, un letto con tutta la coperta piena di pizzi, belle tende, tutta molto, non so, sì, cada, piena di cose, tutta un po' sul bianco, e poi c'è una bella finestra che guarda sulla collina, su questa campagna. Adesso mi sta venendo un senso di paura, perché mi è venuto da dirle, ma cosa, che cazzo ci sta a fare quella l' in mezzo a questo deserto, non può star da sola!"
Conversante: "Già."
Giulia: "E' saltato fuori un altro personaggio, sempre anche lui vestito in costume, tipo Robin Hood. L'altro giorno miche guardava, avevo un maglione lungo e mi ha detto che assomigliavo a Robin Hood (Ride).Adesso vedo questi due personaggio, ed è come, io questa cosa no n la vedo più come una cosa viva, non so come dirle, perché andando avanti c'è una specie di burrone, io potrei ruzzolarci dentro, e allora ho bisogno di pietrificare questi due personaggi, non vederli più come persone vive, perché non riesco a immaginarle.. Adesso però mentre dicevo così, lei la ragazza, continuava a vivere, mi immaginavo che avesse, sotto queste vesti bianche un corpo bellissimo, cioè snello ma sodo, formato, giovane, e adesso riprovo la sensazione di scivolare nel burrone. Mi ricordo un giorno che lei mi faceva immaginare di poter avere un rapporto sessuale, e io il ricordo di Londra, una grande stanza sul Tamigi, e poi non ero riuscita ad immaginare nient'altro. E' un po' la stessa cosa che mi sta accadendo adesso. Due persone, medioevo, giovani, in una stanza molto bella e non riesco ad immaginare nient'altro. Anzi mi è venuto anche mal di stomaco qui sotto al seno, sotto lo sterno, mi fa male, molto male, ho una paura matta, proprio."
Conversante: "E i due giovani sono ancora lì?"
Giulia: "Sì, sono ancora lì"
Conversante: "E cosa fanno?"
Giulia: "Guardano fuori dalla finestra, immobili, non riescono mica a muoversi. Ed è tutto così bello, sarebbe bello voglio dire, invece a me dà una grande angoscia. Ho immaginato piena di sole questa collina, questa campagna così collinosa, piena di fiori, piena di luci, e adesso se potessi metterei dei drappi viola alle finestre. Infatti prima immaginavo le stanze all'interno, così' spoglie e fredde, illuminate da quelle feritoie nella parte alta dei muri, e invece poi questa stanza improvvisamente era diventata una stanza con grandissime finestre che guardavano la campagna, e una grande luce entrava, il sole poteva entrare così, a suo piacimento, tranquillo, caldo. Adesso tutta questa primavera, così, mi fa una grande paura, perché non riesco a fermarla. Sono arrivata a pensare che questa fanciulla così bella, di cui non vedo il viso, di cui vedo solo il vestito bianco, ho immaginato una spada che la colpisse, e vedevo un sacco di sangue saltare fuori. Mia madre ieri mi ha colpito (racconta di una telefonata con la madre, a lungo, nei dettagli)."
Conversante: "Che cosa stanno facendo i due alla finestra?"
Giulia: "Lei è coperta di sangue. Esce da tre o quattro ferite che ha sulla, sul corpo. e sotto il vestito bianco, io non le vedo sotto il vestito bianco è una spada che le ha dato un colpo sotto il seno, un taglio lunghissimo, lungo come quello di una spada."
Conversante: "Chi è stato?"
Giulia: "Non è stato lui, è arrivata la spada così."
Conversante: "E lui non dice niente, non fa niente."
Giulia: "No. cosa dovrebbe fare? Ho pensato che gli facesse schifo il sangue. Non è mica una bella visione, questa qui che prima era tutta pulitina, tutta bella, stavo dicendo, non è sangue delle mestruazioni è sangue di una, che si fa dalle ferite."
Conversante: "E lei cosa fa adesso?"
Giulia: "E' immobile."
Conversante: "Riesce a stare in piedi, immobile, con tutto quel sangue che continua a perdere."
Giulia: "E' molto forte. Non riesce a svenire. Pensi, non riesco a farla svenire. Non riesco nemmeno ad andare oltre."

[Continua]

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